Va' dove ti porta il cuore

17.07.2025

La motivazione delle nostre intenzioni proviene da uno stimolo esterno o da uno interno a noi?

Si nutre di socialità o di autogenesi ideativa?

Trascina il corpo o la mente?

Ha necessità di concretizzarsi nella realtà esterna o può trovare stabilità espressiva in una dimensione psicologica?

La motivazione dell'agire o del pensare, nel fare o nell'essere?


Ha avuto più impatto storico sociale Dante Alighieri con la poetica della sua Divina Commedia o Leonardo da Vinci con le sue concrete costruzioni ingegneristiche?


Il grado di motivazione ha una correlazione con l'entità delle sue manifestazioni?


Forte motivazione a parlare o placida accettazione a tacere ?

In quale direzione può lavorare un docente motivatore ?

Orientando la personalità emergente di uno studente verso nuovi orizzonti di senso o rafforzadone con vigore le impercettibili o appena sfumate inclinazioni ?


Mettiamo il caso di un adolescente che abbia intrapreso un corso scolastico d'indirizzo tecnico trascinato dalla stessa scelta di coetanei e che sin da bambino suoni il pianoforte perché "ce l'aveva in casa, era del nonno" e vi si sia sperimentato da autodidatta:


-necessita di un riorientamento

-lasciamo fare al destino

-non ha bisogno di nulla, si sta formando con un orizzonte piu ampio di possibilità esistenziali


Ampliare la forma mentis o puntare sull'eccellenza specialistica formativa?

Non c'è una corrente di pensiero prevalente per ciascuno dei suddetti interrogativi, e d'altra parte nessuno può ostacolare il processo di autodeterminazione del singolo adolescente nella sua crescita evolutiva.


La scuola può prestarsi solo nel venire incontro ad una esplicita richiesta di sostegno, così come il mercato del lavoro, se si vuole evitare il fenomeno antieconomico dell'omologazione e di professionalità inflazionate.


Le sinergie fra scuola e mercato del lavoro offrono soluzioni di facile ed immediata collocazione lavorativa, senza peraltro nulla potere sul fronte dell'inoccupazione volontaria dei giovani, sempre più marcata nel frangente del secondo decennio di questo secondo millennio.


E forse si dovrebbe ripartire dal problema dell'inoccupazione volontaria delle ultime generazioni per analizzare le ragioni di fondo che chiudono il cerchio logico della necessità di operatori e specialisti del mentoring nelle scuole, perché prima ancora di rafforzare presunte competenze professionali e personali richieste dal mercato delle attività produttive, ci si dovrebbe chiedere dove ci sta portando tale mercato.


Non dovrebbe più bastare la filosofia del va' dove ti porta il cuore, se il cuore batte ormai fuori di noi.